Opere premiate 2014 – Premio letterario
PREMIO LETTERARIO – 12^ edizione 2014
SEZIONE SAGGISTICA
Nella sezione Saggistica si piazza al 1° posto “A Est del romanticismo” di Riccardo Decarli e Fabrizio Torchio (Accademia della montagna).
La motivazione della giuria:
Al di là di un titolo un po’ criptico, i tre volumi dell’opera indagano, con buona efficacia divulgativa e con scrittura piacevole, il contributo di viaggiatori, scienziati, alpinisti britannici – uomini e donne, fra tardo Settecento e Ottocento – alla scoperta, descrizione e valorizzazione delle vallate e delle montagne dolomitiche ricostruendo un tassello importante della storia non solo alpinistica dell’area utilizzando la letteratura esistente, fondi bibliotecari e nuove fonti d’archivio in Italia e Gran Bretagna. Ottimo l’apporto di novità presente nell’antologia del secondo volume che presenta 34 scritti, di cui solo 5 erano già stati tradotti. Molto utili gli apparati a corredo. Il lavoro desta interesse anche perché nasce all’interno dell’associazionismo alpino come ottimo esempio di ricerca storico-culturale auto-riflessiva. Anche l’iconografia è scelta con grande attenzione.
Al 2° posto “Segni come parole. Il linguaggio perduto” di Ausilio Priuli (Priuli & Verlucca).
La motivazione della giuria:
È una preziosa opera di sintesi di un intenso e lungo lavoro di ricerca sulle manifestazioni iconografiche della preistoria e protostoria nelle Alpi, di catalogazione dei risultati e di divulgazione ad alto livello. Un lavoro che ricorda e dimostra come anche la montagna sia stata importante, fin dall’inizio, nello sviluppo della nostra civiltà. L’analisi dei segni viene liberata dagli approcci estetici e dalle letture riduttive che consideravano quelle immagini come protoscritture o forme non ancora riuscite di scrittura ideografica e apre le porte alla ricostruzione più corretta dei processi del pensiero di culture lontane, alle relazioni interculturali, alle modalità della loro trasmissione e persistenza. Il volume è anche una utilissima guida agli escursionisti per i segni diffusi in tutto l’arco alpino.
Al 3° terzo posto “Le montagne della Patria” di Marco Armiero (Giulio Einaudi Editore).
La motivazione della giuria:
Pubblicato a Cambridge nel 2011 da un ricercatore italiano emigrato nel Regno Unito, tradotto nel 2013, il lavoro analizza e interpreta il fenomeno della nazionalizzazione della montagna e della sua storia in Italia, a partire dal tardo Settecento, come lo snodarsi di appropriazioni da parte dei poteri esterni, realizzatesi con forme di sfruttamento delle risorse e tentativi di accompagnare lo sfruttamento con la costruzione di processi di simbolizzazione. E anche di conseguenti resistenze. Di particolare interesse è l’attenzione dedicata al tema della “giustizia ambientale”, in tragica evidenza nella sezione dedicata al Vajont e alle colpevoli scelte effettuate da chi doveva sapere. Nella ricerca di ridare spessore e trasparenza alla storia delle terre alte italiane, forse pecca di una certa sottovalutazione della grande varietà di situazioni e contesti locali.
Premio speciale per “Terra in montanis” di Albert Ceolan, Curcu & Genovese.
In questo caso la Giuria di Leggimontagna per la categoria Saggistica ha deciso di attribuire un premio speciale a un libro che appartiene a quella categoria dei libri fotografici che troppo spesso non riescono a rifulgere per quello che valgono in quanto le loro immagini sono messe in secondo piano dalle parole e dai ragionamenti di altre opere. Ed è in questo senso che la giuria propone all’Asca di istituire in maniera continuativa una sezione dedicata, appunto ai libri fotografici. L’opera di Ceolan conta su una grafica e una cura editoriale di alto livello in cui i temi naturalistici e antropici si combinano in perfetto equilibrio contando anche sulla capacità dell’autore di presentare aspetti sorprendentemente nuovi e poetici anche su temi abbondantemente inflazionati. Raramente le immagini hanno saputo valorizzare un territorio, una storia, una cultura come in questo volume.
SEZIONE NARRATIVA
Nella sezione Narrativa trionfa Erminio Ferrari con “Scomparso” (Tararà), romanzo neo-ermetico che racconta di un giovane uomo scomparso sulle montagne di confine dell’alto Lago Maggiore. Le sue tracce porteranno in un luogo inatteso, come inattese precipitano certe vite.
La motivazione della giuria:
Il romanzo nella letteratura di montagna rappresenta un’eccezione. Quindi va salutato con particolare piacere, specie quando si tratta di un’opera veramente originale. Infatti per “Scomparso” verrebbe da parlare di neo-ermetismo, genere certo non comune nel nostro ambente alpino.
Costruito con grande abilità, tanto che appena gli ultimi capitoli chiariscono la vicenda, si giova inoltre di uno stile incisivo e moderno. Duro, ma quanto mai aderente al racconto. Si distingue inoltre per l’indagine psicologica profonda dei singoli personaggi lasciando in un certo senso in sottofondo l’ambiente della montagna, che però risulta fondamentalmente essenziale per la caratterizzazione dei personaggi e la vicenda narrativa.
Alle sue spalle si piazza Tony Howard con “La montagna dei folletti” (Versante Sud)
La motivazione della giuria:
Finalmente un asso-climber che scrive un autentico libro di alpinismo! Si tratta del racconto dettagliato della grande salita all’interminabile parete del Troll-Wall norvegese. L’opera si distingue per l’intensità della narrazione, la capacità descrittiva della psicologia del protagonista ed insieme quella dei momenti più duri e drammatici dell’azione. In questo senso alcune pagine appaiono degne delle migliori opere della letteratura di montagna. Inoltre afferma un’etica oggi purtroppo rara tra i grandi climber e questo impreziosisce il libro che si legge tutto d’un fiato alla stregua di un romanzo. Buono lo stile e l’equilibrio della pagina.
Sul terzo gradino del podio Luciano Carminati con “Solitudine di ghiaccio” (Polaris Editore).
La motivazione della giuria:
Libro certamente non facile per la forma originalissima che sembra nascere da un’autentica simbiosi tra l’autore e Mario Trimeri, il protagonista, che porta addirittura spesso Carminati a parlare in prima persona per bocca dell’amico. Un po’ proustiano – e questo per me risulta un merito non indifferente – nel concedere importanza più ai fatti – in questo caso le salite – alle sensazioni ed ai pensieri che precedono ed accompagnano l’azione. Indagine profonda, tanto da rasentare talvolta la crudeltà sforando quasi in un mega/egoismo limati poi da accenti dolorosi di rimorsi e pentimenti. Libro, ripeto, non facile, ma di profondo livello psicologico.
SEZIONE INEDITI
Nella sezione Inediti il 2° classificato è Fabio Muccin con il racconto Ermelinda.
La motivazione della giuria:
Ritratto lirico di donna, anche intrigante, ma appena articolato e senza sfumature. La montagna sembra stare ai margini, pura metafora.
Riceve il 3° premio Maria Grazia Menegon con il racconto Lo stetoscopio di pero.
La motivazione della giuria:
Tre generazioni di donne carniche, ostetriche per tradizione e vocazione, si misurano con gli eventi del Novecento. Una data, il 24 settembre, scandisce i momenti più drammatici, segna il destino della famiglia. Agnese forse ne coglie il senso ascoltando lo stetoscopio della nonna e della madre.