PREMIO CORTOMONTAGNA 2019 – 5^ edizione
Sabato 30 novembre 2019 al Nuovo Cinema David di Tolmezzo si è svolta la premiazione di Cortomontagna 2019, anticipata dalla proiezione dei film segnalati e dall’incontro con Matteo Oleotto, Federico Poillucci, Lorenzo Codelli, Livio Jacob e Annalisa Bonfiglioli sul tema “I luoghi dei film. Aspetti artistici, emozionali, di marketing territoriale”.
Quest’anno il concorso ha visto più di 500 iscrizioni di cortometraggi provenienti da tutto il mondo, 142 le opere ammesse delle quali 37 entrate a far parte della rosa finale.
La giuria, composta da Dante Spinotti (presidente), Annalisa Bonfiglioli, Federico Gallo, Sara Martin, Livio Jacob, Gabriele Moser ha assegnato i tre premi pari merito a: The Pinnacle of Rush, Auspicio e In Search of a Peak.
Menzione speciale a Ferrate e stambecchi e a Le stagioni del Dimon.
Qui di seguito le motivazioni.
The Pinnacle of Rush, di Alan Smithee, Austria 2019
Il documentario racconta Uleli Kestenholz, atleta che si è cimentato con ogni tipo di sport estremo e ora si dedica al freeride. Con un ritmo compositivo a tratti quasi troppo battente, viene presentata una nuova, spettacolare e inedita via per lo sport alpino. Un montaggio veloce, accompagnato da un tappeto sonoro incalzante, alternato a rallenty, immagini in bianco e nero, time-lapse costruiscono il racconto di una pratica sportiva recentissima che dona l’unicità del contatto con i luoghi più sacri e incontaminati delle vette montane.
Auspicio, Elena Goatelli e Angel Luis Esteban Vega, Italia 2019
Auspicio parte adagio per poi colpire nel segno con un finale che non lascia indifferenti. Il cortometraggio pone domande cruciali per il futuro di tutti, quesiti a cui prima o poi saremo chiamati a dare una risposta.
La narrazione, che si avvale anche di un punto di vista scientifico, diventa ancora più incisiva quando le immagini si trasformano in metafora e traghettano il tutto verso cenni poetici e delicati.
L’opera nel complesso offre uno sguardo inedito e diverso sull’attualissimo tema del cambiamento climatico, qui raccontato secondo la prospettiva della montagna, degli animali e in particolare degli uccelli.
Il lavoro pone l’accento sul concetto che le terre alte sono sempre più un posto di osservazione privilegiato, soprattutto per chi vuole fare innovazione e studiare vie alternative per ogni forma di vita che verrà.
In Search of a Peak, di Alexander Dyachenko, Federazione Russa 2019
Grande cura del dettaglio, attenzione ai colori emozionanti della montagna e della natura incontaminata. La voce narrante è quella di Gleb Sokolov, anziano scalatore delle più alte montagne del mondo. La voce profonda e le immagini di molte delle sue imprese, alternate a momenti di quotidianità, danno l’occasione allo spettatore di immergersi nella vita avventurosa del protagonista aprendo la strada a molte riflessioni. Pur con una struttura narrativa molto tradizionale, il documentario presenta immagini di grande potenza visiva e una storia di montagna decisamente avvincente.
Menzione speciale
Ferrate e stambecchi, Franco Longo, Italia 2019
Là dove gli stambecchi vivono, sulle rocce più fredde e nude delle nostre montagne, anche l’uomo desidera giungere. Il filmato, attraverso piacevoli immagini, analizza l’essenza della montagna mettendo a confronto le abilità degli animali con quelle delle persone. Nei luoghi in cui lo stambecco presenta tutta la sua eleganza, l’essere umano vi accede con il riguardo coscienzioso dell’ospite e le ascese solitarie diventano complicità, confronto e armonia.
Menzione speciale
Le stagioni del Dimon, Edy Plazzotta, Italia 2019
Le riprese aeree proposte restituiscono una singolare prospettiva del paesaggio naturalistico del Monte Dimon. Un ambiente che muta al susseguirsi delle stagioni e che veste ogni mese dell’anno un abito originale, sapientemente cesellato in ogni suo particolare. Quello illustrato dal filmato è lo straordinario ciclo vitale delle stagioni indispensabile per lo sviluppo dell’uomo e della montagna. Una gradevole colonna sonora accompagna le immagini di questo viso che cambia diventando quasi la voce del vento sulla montagna.